Nell’Europa del XXI secolo, con tutte le sue sfide sociali e tensioni culturali, l’inclusione sociale sta progressivamente diventando la risposta e la strategia comune per un futuro intelligente, sostenibile, e non solo “inclusivo”, ma anche basato sulla comunità.
Indipendentemente dal livello di consapevolezza sull’applicazione concreta di tale pratica olistica, l’innovazione sociale è integrata verticalmente nella maggior parte delle politiche locali dell’agenda europea ed è certamente confermata come il “filo rosso” che collega le sette iniziative faro ufficiali della strategia EU2020.
Infatti, sia che stiate leggendo la stampa locale seduti in un bar nella piazza centrale di un villaggio di campagna in Europa, sia che stiate navigando sul Web per informazioni personali o professionali, la possibilità che salti fuori un articolo sull’innovazione sociale è molto alta.
In ogni caso, qualunque sia il campo di applicazione e il livello politico, l’aspetto chiave che rende le politiche di innovazione sociale estremamente rilevanti al giorno d’oggi è la loro inevitabile tendenza a produrre valore sociale, anziché valore di mercato. Una tendenza secolare nella storia dell’Unione che, se avrà successo, riuscirà a colmare l’attuale divario esistente tra le politiche sociali ed economiche.
All’interno di tale quadro socio-politico, il ruolo principale di una Social Hackademy è quello di sostenere la realizzazione di azioni e progetti innovativi con l’obiettivo finale di dimostrare come l’innovazione digitale e sociale possano trarre reciprocamente beneficio dalla realizzazione di un “Mercato Unico Digitale” fondato sul valore sociale e sugli investimenti sociali.
Siamo infatti convinti che, se da un lato sia importante affrontare l’agenda politica centralizzata della Commissione con periodici position papers, dall’altro l’innovazione sociale non deve rimanere una pratica intellettuale cosmetica. L’innovazione sociale non può esistere senza soggettività sociale e approccio grassroot.